In Friuli Venezia Giulia, Halloween non è solo una festa d’importazione americana fatta di dolcetti e travestimenti: qui la notte del 31 ottobre affonda le sue radici in riti antichi, tradizioni contadine e leggende che parlano di anime, boschi e confini tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Già molto prima che il termine Halloween arrivasse in Italia, nelle valli e nei borghi friulani si celebrava la “Not dalis Muars”, la notte delle zucche. I bambini intagliavano le “muars”, piccole zucche svuotate e illuminate da una candela, e le portavano in giro come lanterne tra le vie dei paesi o nei campi. Un gesto che serviva a indicare la strada alle anime dei defunti, ma anche a scacciare gli spiriti maligni.
Oggi questa tradizione rivive soprattutto in Carnia, dove località come Paluzza, Ampezzo o Forni di Sopra organizzano passeggiate notturne, racconti attorno al fuoco e laboratori di intaglio per grandi e piccoli. Un modo per unire folklore e convivialità, recuperando lo spirito autentico di una festa nata ben prima delle zucche di plastica e delle ragnatele sintetiche.
A Rivignano Teor (Udine), invece, Halloween si fonde con la storica Fiera dei Santi e dei Morti, considerata la più antica d’Europa. Qui la paura diventa spettacolo: streghe, orchi e fate popolano le strade, mentre concerti, bancarelle e il singolare Festival mondiale della canzone funebre trasformano il tema della morte in occasione di allegria e riflessione collettiva.
Tra lanterne che brillano nel buio e antiche credenze che riaffiorano, il Friuli Venezia Giulia mostra così il lato più autentico di Halloween: una notte che unisce mistero e memoria, divertimento e radici, dove ogni luce accesa è un piccolo gesto di rispetto verso chi non c’è più.
🍂 I sapori della tradizione: cosa si mangia nel Friuli Venezia Giulia per Ognissanti e il Giorno dei Morti
«Dopo una camminata tra lanterne e boschi o una visita alla fiera dei Santi, la tavola si anima di sapori friulani: una fetta di pane rustico accanto a un biscotto secco, le castagne ancora calde, magari un piatto di minestra robusta e, per chi vuole festeggiare senza dimenticare, un dolcetto – le favette – che ricordano con dolcezza le anime che passano. E per chi vuole assaporare davvero la cucina locale: nulla vieta di inserire sulle stoviglie un piatto di frico o una ciotola fumante di jota, per sentirsi ancora più a casa nella terra del Friuli.»
Nel Friuli Venezia Giulia, accanto ai rituali – come lasciare candela, acqua e pane alle finestre – la tavola assume un significato particolare: i piatti serviti in questi giorni richiamano la stagione (castagne, zucca, legumi) e la memoria delle anime che tornano a far visita.
Ecco alcuni dei cibi più rappresentativi:
- Dolci secchi e biscotti della memoria: In queste ricorrenze è diffusa l’usanza di preparare dolci (o biscotti) che simboleggiano la vicinanza delle anime defunte.
- Fave secche (o “favette”): Nella zona di Trieste e del litorale friulano si trovano le “favette” – dolcetti semplici che vengono associati al periodo della commemorazione dei defunti.
- Piatti della terra e dell’autunno: Zucca, legumi, pane rustico, castagne sono elementi che compaiono nella tavola di questi giorni, segno delle origini contadine delle usanze
- Piatti simbolici regionali che possono comparire in questo periodo: Pur non essendo sempre specifici solo per il Giorno dei Morti, molti cibi friulani tipici dell’autunno e dell’inverno sono perfetti per queste occasioni. Ad esempio Frico (formaggio e patate) e Jota (minestra di fagioli, patate e cavolo) sono parte del patrimonio gastronomico friulano.
- Un richiamo speciale alle anime: L’usanza di lasciare un posto a tavola o un piatto in più si accompagna al gesto del preparare cibi che “accoglieranno” simbolicamente la visita delle anime.