Bacino idrografico, Consulta di bacino, Contratto di Fiume. Sono le tappe che hanno scandito in questi anni l’attività dell’Ecomuseo delle Acque. Dall’unità geografica di riferimento (il bacino) si è passati a un’esperienza condivisa col Comune di Artegna (Consulta del Ledra) e, infine, all’avvio di uno strumento che fa della partecipazione il proprio cardine (Contratto del Ledra). C’è una consonanza tra un museo atipico qual è l’ecomuseo e lo strumento del contratto di fiume (regola che vale ancor di più per l’Ecomuseo che opera a scala di bacino), ed è la necessità di rendere partecipi le comunità e le amministrazioni pubbliche delle attività e dei progetti che vengono promossi. L’obiettivo è definire una rete di attori territoriali (i cosiddetti portatori di interesse) che possano svolgere una efficace funzione di supporto all’ente pubblico che gestirà formalmente il processo. |
L’intervento sul tema ospitato dalla rivista online “Dialoghi Mediterranei” n. 75, nella sezione Il centro in periferia curata da Pietro Clemente, si propone di diffondere un messaggio – quello del rapporto tra ecomusei e contratti di fiume – per promuovere buone pratiche, avviare il confronto di esperienze, scambiarsi piccoli o grandi successi replicabili altrove. Quello che è procinto di fare (o che ha già fatto) l’Ecomuseo delle Acque riguarda la fase di impostazione del processo, finalizzata alla redazione del primo atto formale, il Documento di intenti, con l’organizzazione di incontri informativi e conoscitivi, eventi formativi, visite guidate per una conoscenza diretta del territorio, allestimenti di mostre, attività educative e di sensibilizzazione nelle scuole. Un contributo che potrebbe rivelarsi interessante per altre realtà ecomuseali. |
«Gli ecomusei, di regola, sono musei “eretici”, fuori norma e fuori scala: si differenziano dai musei tradizionali poiché non mettono in primo piano le collezioni e la loro conservazione, ma operano sul territorio puntando a valorizzare e gestire il patrimonio diffuso, naturale e culturale, rendendo partecipe la popolazione. Nello specifico, l’Ecomuseo delle Acque del Gemonese è anche un po’ “militante”, nel senso che opera “sul campo” curando progetti al fianco di amministrazioni pubbliche e comunità. Si tratta di processi collettivi che rivitalizzano il territorio, sono un modello di integrazione di discipline diverse sviluppando un approccio articolato che coinvolge architettura, urbanistica, antropologia, ecologia, paesaggio…». |