Con l’arrivo delle feste, tra alberi e regali, è fondamentale non mettere da parte l’attenzione per l’ambiente. A fare il punto è PEFC Italia, ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale, che con l’occasione ribadisce il basso impatto ambientale dell’albero vero, se paragonato a quello in plastica.

Scegliere un albero vero per le festività natalizie è infatti un comportamento più sostenibile rispetto all’acquisto di uno in plastica. Un albero artificiale di plastica di 2 metri ha un’impronta di carbonio pari a circa 40 kg di emissioni di CO2 equivalenti, senza considerare il tempo che gli alberi finti impiegano a deteriorarsi nelle discariche, che è di oltre 200 anni1. L’impronta di carbonio di un albero vero, invece, è di circa 3,5 kg di CO2, un decimo di quella dell’albero finto. Secondo Coldiretti, quasi 9 famiglie su 10 scelgono di addobbare casa con un albero e 3 milioni di famiglie prediligono quello naturale2.
 

“Un abete vero è una pianta che respira e che è  parte del motore di filtrazione della Natura: assorbe anidride carbonica, rilascia ossigeno e olii essenziali che purificano l’ambiente e, terminato il suo ciclo vitale, può tornare ad essere sostanza organica. Al contrario, gli alberi in plastica sono oggetti energivori, inquinanti e destinati alle discariche”, spiega Marco Bussone, Presidente PEFC Italia“Si raccomanda però di scegliere con cura e attenzione l’albero, che dovrebbe provenire solo da foreste o coltivazioni specializzate gestite in maniera sostenibile, preferibilmente di zona: questo significa  sostenere, anche economicamente, le comunità locali,  le aziende agricole e di conseguenza le aree interne del nostro Paese, creando una relazione positiva fra città e montagna e prendendo le distanze da sistemi produttivi incompatibili con l’ambiente. La presenza della certificazione PEFC è garanzia della massima trasparenza in termini di tracciabilità, legalità e rispetto dell’ambiente”.

“A dare l’esempio sono le istituzioni che scelgono di abbellire le città con alberi di Natale provenienti da boschi e foreste certificati PEFC, lanciando un messaggio importante a tutti i cittadini”, spiega Antonio Brunori, Segretario Generale PEFC Italia.

Ad esempio, il Quirinale e l’Ufficio Segreteria di Stato del Vaticano festeggeranno il Natale in maniera sostenibile, con alberi certificati provenienti dal Gruppo PEFC ForestAmica di Coldiretti Belluno, in particolare da Tambre e da Lorenzago di Cadore. Sempre dalla Provincia di Belluno e più precisamente da Seren del Grappa (Gruppo di Certificazione di Confagricoltura) proviene invece l’abete per il Segretariato di Palazzo Chigi.

Tra le città, Imola ospiterà in Piazza Matteotti un abete rosso donato dal Comune di Folgaria (Trento). A Frontone, in provincia di Pesaro e Urbino, nelle piazze principali del borgo sono stati allestiti gli alberi certificati provenienti dall’Azienda Speciale Consorziale del Catria (Frontone – PU) parte del gruppo Bosco di Marca: gli alberi derivano da attività di diradamento che consentono di ridurre il rischio di incendio. Dal Consorzio Forestale Boschi Carnici (UD) arrivano invece un abete rosso di 12 metri per l’atrio della struttura centrale dell’ospedale di Udine e un arco di ramaglia di abete per l’entrata del museo carnico di Tolmezzo.

IL VADEMECUM DELL’ALBERO DI NATALE VERO SECONDO PEFC ITALIA

Ma come scegliere, acquistare e prendersi cura di un abete veroPEFC Italia ha stilato un vademecum con tutti i consigli utili per l’occasione, che iniziano con la ricerca in etichetta di informazioni basilari.

1) PROVENIENZA – È uno dei criteri essenziali nella scelta dell’albero: più è vicino al luogo di coltivazione o al bosco dal quale è stato prelevato, minore sarà l’impatto sull’ambiente per il trasporto. PEFC Italia ricorda di leggere l’etichetta, presente sull’albero o sul cimale, che riporta la provenienza, la nazionalità, l’età dell’albero e la “non destinazione per il rimboschimento” (per evitare mescolanze genetiche e quindi danni agli abeti autoctoni). Secondo Coldiretti, gli abeti italiani disponibili sul mercato in occasione del Natale derivano per il 90% da coltivazioni vivaistiche specializzate gestite da piccole aziende agricole italiane del territorio rurale. Il restante 10% (i cosiddetti cimali o punte di abete o giovani piante destinate al taglio), deriva ad esempio da normali pratiche di gestione forestale di diradamento, indispensabili per lo sviluppo delle foreste. Un abete vero e proveniente da una filiera legale e sostenibile, ad esempio, può arrivare nelle case dei singoli cittadini grazie ad alcune realtà certificate, come la Fattoria del Legno di Andrea Zenari (Caltrano – Vi).

2) CERTIFICAZIONE – Altro elemento decisivo nella scelta dell’albero di Natale è la certificazione: optare per alberi prodotti da realtà forestali certificate PEFC (riconoscibili dal logo presente sull’etichetta) è sinonimo di garanzia in termini di trasparenza, tracciabilità, legalità e rispetto per l’ambiente. Inoltre, scegliere prodotti di aziende certificate vuol dire rafforzare un circolo virtuoso, contribuendo a modificare le scelte imprenditoriali delle aziende della filiera bosco-legno.

3) PRIMA DI ACQUISTARE L’ALBERO – Prima dell’acquisto è opportuno misurare accuratamente l’altezza del soffitto di casa: all’aperto gli alberi sembrano molto più piccoli e il rischio è quello di trovarsi con una pianta troppo alta, e si deve quindi tagliare il cimale. Bisogna inoltre tener presente che l’albero perfetto non esiste: ogni esemplare tende ad avere un lato meno ricco di rami nella parte cresciuta verso nord, inoltre l’asimmetria è una caratteristica naturale di un albero vivo. Tutte le conifere tendono a perdere gli aghi nella parte interna dei rami, per questo è consigliabile chiedere al vivaista di scuotere l’albero per far cadere gli aghi secchi. Per il trasporto, è meglio portarlo a casa distendendo i rami con qualche giorno di anticipo prima di addobbarlo: in questo modo si adatterà più facilmente al nuovo ambiente (Fonte: Coldiretti).

4) COME CURARE L’ALBERO VERO IN CASA – Prendersi cura di un abete vero non è complicato, ma bisogna sapere come fare: è bene sistemarlo in un luogo luminoso, lontano da fonti di calore, ma anche da correnti d’aria (quindi non vicino a termosifoni accesi o finestre). Un aspetto importante, soprattutto per le piante in vaso, è innaffiare l’albero regolarmente, ogni 1-2 giorni: un sistema semplice ed efficace consiste nel posizionare dei cubetti di ghiaccio nel vaso dell’albero, così da preservare l’umidità della terra nel vaso. Neve sintetica o spray colorati sono da evitare: per degli addobbi “sostenibili”, meglio preferire prodotti naturali e portatori di messaggi sociali e personali.
 

5) COSA FARE QUANDO FINISCONO LE FESTE – Gli alberi recisi o in vaso che non vogliono essere tenuti per gli anni successivi, dovranno essere smaltiti in modo corretto: portandoli nelle isole ecologiche, saranno trasformati in compost, utile alla crescita di nuove piante. Piantare gli alberi dei vasi, dei quali non si conosce la loro origine, in boschi di montagna dove vive spontaneamente anche l’abete è invece una scelta sbagliata, perché si rischia di fare “inquinamento genetico”; se l’abete non fa parte dei boschi naturali del territorio , è allora ecologicamente una pianta “alloctona”, cioè estranea al contesto ambientale. Ove possibile, meglio scegliere il giardino di casa, con la raccomandazione di non posizionare  gli alberi troppo vicino agli edifici, visto che tendono a crescere rapidamente.

6) COSA METTERE SOTTO L’ALBERO?

Con l’obiettivo di rendere sostenibili anche i regali, PEFC suggerisce  il progetto ecoNatale di Festambiente, la tradizionale raccolta fondi green all’insegna della solidarietà. Si tratta di confezioni ricche di eccellenze agroalimentari (dalla pasta all’olio, dai dolci al vino) buone, sane e sostenibili. Le scatole sono realizzate con cartone certificato PEFC grazie alla collaborazione con l’Associazione Italiana Scatolifici e con chips da imballaggio compostabili. In particolare, il ricavato sarà devoluto al progetto “Rugiada”, campagna promossa da Legambiente per dare un aiuto concreto alle comunità che vivono nelle aree più contaminate della Bielorussia a seguito del fall-out radioattivo del 26 aprile del 1986 della centrale di Chernobyl segnò le esistenze di intere generazioni.