Nel Gemonese il cibo è più di una semplice necessità: è cultura, identità, legame con il territorio. Le piccole produzioni di qualità raccontano la storia di chi lavora la terra con passione, custodendo tradizioni e biodiversità. Riscoprire questi prodotti significa favorire pratiche agricole sostenibili e valorizzare una comunità consapevole delle proprie radici. A promuovere questo patrimonio è il Paniere dell’Ecomuseo, che riunisce agricoltori e artigiani locali per supportare la filiera corta e la produzione responsabile. Il Paniere offre una vasta gamma di prodotti, dalle confetture ai formaggi, dalle farine al miele, ciascuno espressione di un modo di produrre che rispetta la natura e la stagionalità. I produttori garantiscono qualità e promuovono un consumo consapevole, rafforzando il legame tra chi produce e chi acquista.
Per scoprire più da vicino questo patrimonio gastronomico, prenderà il via a Gemona un ciclo di incontri sulle filiere agroalimentari del territorio. Il primo appuntamento, sabato 12 aprile alle 17, sarà dedicato ai formaggi a latte crudo e alla tradizione delle latterie turnarie, con la partecipazione della Latteria turnaria di Campolessi (il suo formaggio è Presìdio Slow Food dal 2012). Per l’occasione, interverranno la ricercatrice universitaria Giulia Bisson, specializzata nell’impatto dei batteri lattici sul microbiota intestinale, e il casaro Alberto Boezio. Seguiranno incontri mensili su olio extravergine d’oliva, miele, formaggi e latticini di capra, cereali e farine, e infine uova e pasta all’uovo. Sarà un’opportunità per conoscere i metodi di produzione, scoprire le caratteristiche nutrizionali e degustare i prodotti, oltre che per valorizzare il legame tra cibo e territorio, riscoprendo il valore di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e della tradizione.
«Gli ultimi venti o trent’anni sono stati quelli della diseducazione alimentare. Si è sottratto tempo al cibo, alla convivialità, al gusto di alimentarsi con la scusa della mancanza di tempo, della velocità, dell’efficienza. Ecco perché siamo arrivati al punto in cui il cibo è visto come un nemico, e si lanciano fatwa contro latte e uova, formaggi e carni rosse. Bisogna ritrovare uno spazio per l’alimentazione nella quotidianità di ognuno di noi, serve più tempo per gustare quello che si mangia e anche per la preparazione dei piatti» (Marino Niola, antropologo).