Si inaugura sabato 22 novembre alle ore 11, nell’Atrio del Palazzo Municipale di Palmanova, una mostra dedicata a Pier Paolo Pasolini nel cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. La mostra nasce come piccolo omaggio a un grandissimo artista e intellettuale, forse il protagonista più importante della scena culturale italiana della seconda metà del secolo scorso: certamente il più discusso e ancor oggi molto presente nel dibattito, spesso così asfittico e autoreferenziale, della nostra intellighenzia letteraria e culturale (si vedano, a questo proposito, i molti articoli usciti in occasione del 2 novembre, data della morte di Pasolini).

La mostra, curata per la parte testuale da Mario Brandolin e per l’impaginazione grafica da Renato Danelone, si compone di una decina di pannelli che ripercorrono l’avventura umana e artistica di Pasolini. Si parte dagli anni 1942-1949, quando il poeta visse continuativamente a Casarsa della Delizia, in un Friuli ancora profondamente contadino nel quale maturò scelte esistenziali e poetiche da cui si svilupparono le traiettorie della sua successiva vita di artista poliedrico e intellettuale impegnato. Come conferma il cugino – anch’egli poeta – Nico Naldini nella sua insostituibile biografia Pasolini, una vita: «Gli anni friulani di Pasolini possono essere visti come dilatati in un tempo che ha consentito le esperienze più varie e decisive, fondendo insieme l’erotismo più febbrile, un sereno spirito educativo, la contemplazione della realtà sotto una luce poetica e l’aspirazione ad agire su di essa con la forza di una severa dottrina ideologica».

Questo fondamentale periodo è riassunto nei primi cinque pannelli: Pasolini e il Friuli; la scoperta del friulano di Casarsa come lingua d’elezione per le prime prove poetiche; la vocazione pedagogica; la scoperta dell’eros e l’impegno politico, prima nel Movimento Popolare per l’Autonomia Friulana e poi nel PCI; la partecipazione alle lotte dei braccianti friulani per l’attuazione del Lodo De Gasperi sulla redistribuzione delle terre.

La mostra passa quindi agli anni romani, dal 1950 – anno della fuga a Roma dopo lo scandalo di Ramuscello – fino alla morte nel 1975. I pannelli sono dedicati ai romanzi romani, alla poesia in italiano, all’attività cinematografica e al Pasolini polemista, che dalle pagine del Corriere della Sera e de Il Tempo denunciava la deriva verso un nuovo fascismo: un’omologazione consumistica che il neocapitalismo imponeva al Paese, in quello che lui stesso definì un “genocidio culturale”.

Accanto alla mostra, l’iniziativa palmarina propone anche una conversazione di Mario Brandolin, giovedì 27 novembre alle ore 18.00, sempre nel Palazzo Municipale, dal titolo “Ancora Pasolini? Sì, ancora Pasolini”.