Si è conclusa con un bilancio più che positivola terza Residenza studio organizzata a fine ottobre dal Comune di Paluzza all’interno del Bando Borghi PNRR “Il Bosco nel Borgo-Il Borgo nel Bosco” portato avanti con il Comune di Sutrio. Tema era lo sviluppo di idee progettuali perla riqualificazione architettonica e urbana che privilegiasse l’utilizzo del legnodi alcuni luoghi del borgo storico di Paluzza e in particolare di via Roma, importante strada residenziale e commercialedel paese, in rapporto all’area dell’ex caserma Maria Plozner Mentil, attualmente sottoutilizzata dopo la dismissione nel 1991 e la pressoché totale demolizione nel 2016.

Vi ha preso parte un gruppo di studenti e studentesse dei Corsi di Laurea in Scienze dell’Architettura e Magistrale in Architettura del DPIA dell’Università degli Studi di Udine, che è stata selezionata fra quante si erano candidate rispondendo all’avviso pubblico dell’iniziativa.

Coordinati dai prof. Alberto Sdegno e Luca Zecchin (responsabile scientifico), i 22 studenti e studentesse sono stati ospiti del Comune di Paluzza per una settimana, dove sono stati accolti dal sindaco Luca Scrignaro. Il gruppo è stato impegnato in un workshop progettuale guidato dai docenti Federico Mentil e Giulia Pecol (ARCHITESS Collettivo di Architettura), Alberto Cervesato e Luca Zecchin (UNIUD) con i tutor Lisa Gatteri e Pietro Vuerli. Intenso il loro percorso formativo, fra lezioni introduttive e di approfondimento tematico – tenute dai prof. Alessandro GasparettoChristina ContiAlessio Fornasin e Marco Petti (UNIUD), e da Mirco Cigliani e Pierpaolo Zanchetta (FVG), Fiorella Honsell (Ingegnere), Paolo Bon e Mariagrazia Santoro (Architetti) – sopralluoghi e mappature dei contesti vocati al progetto, incontri con la popolazione e con i portatori di saperi locali e di competenze specifiche legate al binomio progetto-legno.

Al termine della settimana sono stati illustrati gli esiti del workshop, alla presenza dei rappresentanti del territorio e dei docenti coinvolti nella Residenza studio. 

Ad emergere è la necessità, che è propria del progetto, di porre domande dapprima larghe, sul futuro di Paluzza entro il più generale destino della montagna e non solo. 

Il gruppo di studenti e studentesse ha condensato nell’architettura di un breve film “BoB Paluzza 2100”, tutto quello che li circondava. “Paluzza ci ha accolti come ogni paesino di montagna sa fare, con le complessità che la riguardano e la familiarità di una piccola cittadina – dicono nell’introduzione – Noi siamo studenti di architettura, per questo in quello che vediamo cerchiamo di riconoscere dei progetti: come la scelta di valorizzare le frazioni più alte del paese, anche se questo comporta scelte difficili come quella di chiudere una scuola nel cuore del comune. A volte questo sguardo ci porta a riconoscere anche le assenze di progetto, come quella che ordina l’ex caserma di Maria Plozner Mentil. Camminando lungo via Roma per raggiungere il Municipio, che in questi giorni è stato la nostra aula e il nostro atelier di lavoro, abbiamo riconosciuto la grande parte di vuoti o sfitti che abitano il centro. Il senso comune ci porterebbe a prevedere un triste destino noto per Paluzza, bar che chiudono senza che nessuno li riapra, scuole che diminuiscono per l’assenza di bambini e case vuote con nessuno che le abiti. […] Può accadere di non riconoscersi in una crisi climatica che non ci ha ancora accaldati, ma questo non significa che non dobbiamo accorgerci dei primi cambiamenti delle nostre montagne. Può accadere di abituarsi a vedere sempre meno gente in piazza, ma questo non significa che non saremo pronti ad accogliere i nuovi arrivati. Il progetto che è nato in questa settimana è un modello che guarda al futuro, per agire nel presente. Quello che vi presentiamo è un metodo”.

E a partire da questo metodo, che è il tentativo di raccordare una cornice di senso del progetto, alcune tesi di laurea svilupperanno nei prossimi mesi possibili architetture e luoghi per Paluzza